
La notte tra il 30 aprile e il 1 maggio è stata per centinaia di anni una delle feste celtiche più importanti: segnava il passaggio alla bella stagione, al ritorno della luce ed era dedicata alla fertilità dei campi, all’amore, all’abbondanza. Il clima di celebrazione era ricco e sfrenato, i banchetti si svolgevano in un clima orgiastico per omaggiare la Grande Madre della fertilità che governava il destino di tutti.
Con la cristianizzazione apparve subito chiaro che una festa simile faceva concorrenza al Natale e persino alla Pasqua di Resurrezione, quindi fin da subito fu demonizzata. Divenne (come quella di Ognissanti e ancora di più) la notte in cui si davano convegno le streghe e i demoni in un sabba sfrenato.


A tener lontane queste presenze infernali venne confezionato un culto, quello di Santa Valpurga, monaca inglese del VIII secolo e badessa del monastero tedesco di Heideneim; dopo la morte le sue spoglie vennero tasferite nel monastero di Eichstätt,
in Baviera, proprio il 1°maggio 870. Qui per un certo periodo continuò a trasudare un liquido, il taumaturgico “olio di santa Valpurga” che aveva, guardacaso, il potere di smascherare e di allontanare le streghe.

La notte di Beltane, vigilia del Calendimaggio, divenne così per i predicatori cristiani la notte di Valpurga, durante la quale era meglio stare in casa a pregare per non fare brutti incontri. Nella realtà invece il Calendimaggio continuò ad essere festeggiato in ambito rurale, dove la gente era più legata ai riti della terra: un albero, albero di Calendimaggio, veniva preso dal bosco e portato al centro dei villaggi, per danze e giochi.
Mentre la notte delle streghe non smise mai di ispirare gli artisti.
David Rijckaert III – Dulle Griet – c. 1650 David Teniers II – Partenza per il Sabba – 1640-50 David Teniers II (attribuito) – Strega – 1635 Frans Hals – Malle Babbe, la strega di Haarlem – 1633 Hans Baldung – Due streghe meteoriche – circa 1544