1. Alzi la mano chi ha sempre associato questa parola alla letteratura rosa e di scarso valore.In realtà il feuilleton nasce per democratizzare la cultura: a inizio ‘800 il direttore del quotidiano parigino conservatore Journal des Débats decide di dare una posizione fissa all’interno del giornale alle notizie culturali. Si trattava principalmente di recensioni teatrali o letterarie e si trovavano nella parte bassa della pagina detta feuilleton in francese – o appendice in italiano. Presto fu imitato da altri giornali.

2. A partire dal 1831 Honoré de Balzac iniziò ad anticipare nei feuilleton di qualche giornale alcuni capitoli dei suoi romanzi: la riteneva un’ottima pubblicità perché arrivava a gran parte del pubblico, che poi era invogliato ad acquistare il libro completo per finire la lettura.

3. Nel 1836 viene fondato il quotidiano a basso costo “La Presse”: per mantenere gli abbonamenti a prezzi ridotti, la metà dei giornali concorrenti, occorreva fidelizzare i lettori e l’idea dell’editore fu quella di sostituire gli articoli culturali con racconti a puntate. Immediatamente ebbe un grande successo di pubblico, che si convertì in un aumento degli abbonati al giornale.

4. Durante l’800 molti quotidiani furono letteralmente salvati dal fallimento proprio dalla presenza dei feuilleton sulle loro pagine: l’interesse dei lettori era tenuto vivo ad ogni uscita con le puntate che lasciavano sempre qualche evento in sospeso o qualche personaggio in pericolo, quello che oggi chiameremmo cliffhanger.


5. I feuilleton invasero anche i cabinet di lettura. Si trattava di sale arredate, riscaldate e illuminate adeguatamente dove erano a disposizione libri e riviste per studio o per svago. Erano antesignani delle biblioteche di quartiere ed era anche possibile prendere alcuni libri in prestito lasciando in pegno una somma. I cabinet vista la crescente richiesta di feuilleton, dovettero abbonarsi a molti giornali per soddisfare i lettori.Se i più ricchi potevano ricevere il loro abbonamento a casa, per tutti gli altri c’era il pagamento della piccola quota di adesione al cabinet e la possibilità di leggere comodamente lì tutti i giornali e dunque molti feuilleton.

6. Tra i primi pubblicati: “La Comtesse de Salisbury” di Alexandre Dumas (1836), “La vieille fille” di Honoré Balzac (1836), proprio su La Presse. Negli anni la fortuna di queste opere divenne sempre più universale: fu la volta di Eugène Sue con “I misteri di Parigi”, nel 1844 “I tre moschettieri” sempre di Dumas, che pubblicò così molte delle sue opere, come “Il conte di Montecristo”; ma anche Théophile Gautier con “Capitan Fracassa”, Gustave Flaubert con “Madame Bovary”, Jules Verne con “Ventimila leghe sotto i mari”, Gaston Leroux con “Il fantasma dell’opera, Victor Hugo con degli estratti dal suo “I miserabili”.

7. Un successo solo francese? Niente affatto: il feuilleton si diffuse nel resto d’Europa e nelle Americhe, basti pensare a “Vanity Fair” di Thackeray, “La freccia nera” e “L’isola del tesoro” di Louis Stevenson, molte opere di Dickens e Wilkie Collins, “Guerra e pace” e “Anna Karenina” di Tolstoj, “Delitto e castigo” di Dostoevskij, “Ritratto di signora” di Henry James, “Ulisse” di James Joyce, e tantissimi altri fino a “Tenera è la notte” di Fitzgerald e “In cold blood” di Truman Capote. Non dimentichiamo gli italiani Salgari e Collodi e, tra i precursori, addirittura D’Azeglio.

8. E le donne? In Italia il romanzo d’appendice viene ricondotto in gran parte alle opere di Carolina Invernizio: i suoi romanzi erano letture accessibili anche ad un pubblico di bassa istruzione, e al contempo proibiti alle signorine per bene, mentre lei godeva, nonostante le feroci critiche, di un vastissimo successo proprio per l’universalità del pubblico a cui si rivolgeva. In tutto il mondo le voci femminili non sono mancate, dalla letteratura più leggera a quella più impegnata. Ricordiamo “La capanna dello zio Tom” di Harriet Beecher Stowe, “Nord e Sud” di Elisabeth Gaskell, “Middlemarch” di George Eliot, “Il giardino segreto” di Frances Burnett e alcuni romanzi di Agatha Christie.

9. Se in Francia, dopo il colpo di stato del 2 dicembre 1852, con la soppressione della stampa di opinione, molto più spazio era stato lasciato sui giornali al feuilleton, in seguito tanti lettori abbonati e fidelizzati (e dunque informati) furono ritenuti un rischio. Si arrivò a imporre una tassa a tutti quei giornali che pubblicavano storie a puntate, decretando così la fine della grande fortuna di questo genere.
