Vi abbiamo raccontato di Gabrielle d’Estrées tralasciando la sua triste agonia: volevamo dedicare un post a questo aspetto perché molte voci si sono fatte riguardo la sua morte.
L’agonia ebbe i sintomi riconducibili a un’eclampsia da gravidanza avanzata, ma qualcuno indicò come responsabile della morte una potenza soprannaturale, la Giustizia divina, mentre qualcun altro parlò di veleno.

Torniamo al momento dei saluti tra Gabrielle e Henri.
Henri aveva pubblicamente dichiarato che l’avrebbe sposata la domenica dopo la Pasqua.
Il suo confessore l’aveva convinto ad allontanarsi per qualche giorno, nella settimana prima di Pasqua, dalla sua amante. Gabrielle, preoccupata per le trattative che continuavano con i legati del Granduca di Toscana per un matrimonio tra Henri e Maria de Medici, ebbe una tremenda crisi di panico e lo pregò di tenerla con sé a Fontainebleau.
Martedì 6 aprile: Henri, una volta che l’ebbe rassicurata, l’accompagnò a metà strada fino a Corbeil dove su una chiatta Gabrielle avrebbe risalito la Senna e sarebbe giunta a Parigi in poche ore scortata da Bassompierre e da Fouquet de La Varenne.
Nel pomeriggio Gabrielle sbarcò all’Arsenal dove un gruppo di dame la scortarono a casa della sorella. Da lì poi si recò a cena, scortata da Varenne, nella dimora di Sebastiano Zametti, banchiere toscano, amico intimo di Henri, che spesso li aveva ospitati insieme.
Mangiò con appetito ma alla fine del pasto le venne servito del cedro candito che le lasciò l’amaro in bocca. Molti successivamente accusarono Zametti di aver dato a Gabrielle il cedro avvelenato, per ordine del Granduca Ferdinando de Medici, sospettato di aver avvelenato nello stesso modo il fratello e Bianca Capello.
Mercoledì 7 aprile: Gabrielle andò a confessarsi al Petit Saint-Antoine, e vi tornò la sera per la messa; ma lì si sentì male per il caldo e per l’odore intenso dell’incenso. Tornò a casa lamentando un fortissimo mal di testa.
Tornata da Zametti si mise a letto, ma venne colta da convulsioni e svenne. Quando si riprese mandò a chiamare La Varenne perché la portasse da sua zia Madame de Sourdis: non voleva restare un momento di più da Zamet. Madame de Sourdis si trovava a Blois e venne immediatamente richiamata a Parigi.
Giovedì 8 aprile: Gabrielle andò a comunicarsi a Saint-Germain-l’Auxerrois, ma al ritorno, debolissima dovette rimettersi a letto. Nel pomeriggio venne di nuovo colta da convulsioni e i medici decisero di farla partorire. In un momento di lucidità Gabrielle scrisse un biglietto a Henri richiamandolo al suo capezzale.
Pare che la levatrice fu molto maldestra e non riuscì a far fronte all’emergenza, nonostante avesse già fatto partorire la d’Estrées, non una, ma altre tre volte. Tirò fuori il bambino che era già morto.
In più alcune convulsioni più forti deformarono il volto della povera Gabrielle: mentre gli spasmi continuavano la poveretta perse la parola, la vista, l’udito e sprofondò in una lunga agonia.
Venerdì 9 aprile: Henri si mise in sella all’alba, appena ricevuto il bigliettto per raggiungere Parigi. A metà strada venne raggiunto da un messaggero di La Varenne che gli diceva che Gabrielle era morta. I cavalieri che lo accompagnavano lo convinsero a non proseguire.
L’agonia di Gabrielle si protrasse per tutto il venerdì, concludendosi infine con la sua morte all’alba del sabato 10 aprile.
Neppure Madame de Sourdis riuscì ad arrivare in tempo e quando giunse ebbe un malore vedendo Gabrielle sfigurata.
L’unico a prendere decisioni durante la tremenda sofferenza della giovane fu La Varenne che non solo avvisò Henri della morte dell’amata almeno 24 ore prima che lei morisse, ma fece anche entrare una spropositata folla di curiosi all’Hotel de Sourdis che assistette alla morte di Gabrielle come se fosse una regina… Come nel voler mostrare a quanta più gente possibile una scena simile a quella di una possessione diabolica.
Correva infatti voce che la donna fosse dedita alla stregoneria e che solo l’aiuto del Maligno le aveva consentito di conquistare e mantenere così a lungo il cuore e lo spirito del Re. Non erano solo chiacchiere di pettegoli… Le relazioni e le lettere dei diplomatici stranieri erano infarcite di invocazioni alla Divina Provvidenza perché risolvesse la situazione francese.

Henri scrisse alla fidatissima sorella:
«Il mio dolore non ha uguali, così come non ne aveva la persona che ne è la causa, l’afflizione e il cordoglio mi accompagneranno fino alla tomba.
La radice del mio amore è morta e non darà più germogli.»
Sappiamo che il suo lutto fu di breve durata: due mesi dopo parve perdere la testa per Henriette d’Entragues, ma questa volta per poco tempo.
Il 5 ottobre 1600 Henri sposò per procura Maria de Medici.