Parliamo oggi della Contessa di Verrua, altro personaggio utile a raccontare un aspetto comune a molte donne del passato e ancora attuale in alcune parti del mondo: il dover assecondare le scelte fatte da altri e da lì trovare gli spunti per crearsi un proprio destino.

Ci troviamo questa volta in Savoia qualche decennio dopo gli anni che raccontiamo nel nostro romanzo.
Jeanne-Baptiste d’Albert de Luynes sposò il nobile savoiardo Ignazio Scaglia di Verrua in giovanissima età. Veniva da un’importante famiglia francese ed era la nipote di Marie de Rohan, che troviamo nel nostro romanzo…
Lui, “giovane, bello, ricco e onesto”, proveniva da un’altrettanto eminente famiglia piemontese, la stessa dello Scaglia di Verrua che troviamo – anche lui – nel nostro romanzo.
Il matrimonio venne combinato dalle famiglie, ma entrambi di carattere mite, ne furono, se non felici, almeno soddisfatti.
Ignazio era gentiluomo di camera del Duca Vittorio Amedeo II e colonnello dei dragoni,
Jeanne-Baptiste una serena sposa che diede al marito quattro bambini in pochi anni. Unica ombra erano i rapporti con la suocera, nel tempo complicati dal fatto che il marito dava sempre ragione alla madre e che, per evitare le dispute e di dover prendere posizione, spesso evitava di rientrare a casa.
Jeanne frequentava il palazzo ducale solo in occasione di alcuni eventi ufficiali: a uno di questi venne notata dal duca Vittorio Amedeo II che subito le manifestò il proprio interesse.

Lei era stata educata in modo molto pio e rigoroso ed era andata sposa a tredici anni, dunque l’idea di tradire il marito, di cui si dichiarava innamorata, non solo non la sfiorava, ma la faceva inorridire. La cosa non fece che intestardire di più Vittorio Amedeo II che iniziò a corteggiarla con più sfrontatezza, organizzò feste a palazzo per poterla incontrare e a un certo punto spedì il Conte Scaglia in Ungheria a combattere contro i Turchi.
Jeanne chiese aiuto alla suocera per resistere alle insistenze del Duca; questa invece le elencò i numerosi vantaggi che la famiglia avrebbe avuto da una sua relazione così “importante”.
A quel punto la ragazza, che aveva diciott’anni, comprendendo di non aver alcun sostegno dalla famiglia acquisita, prese i suoi quattro bambini e si trasferì in una proprietà degli Scaglia fuori Torino. Neanche questo servì: Vittorio Amedeo continuava ad andare a trovarla, suscitando un mare di pettegolezzi, mentre la madre di Ignazio già si premurava di dire in giro che i due erano diventati amanti.

oggi è Villa Amoretti, sede di una biblioteca civica di Torino.
Quando il conte Scaglia tornò dall’Ungheria, Jeanne venne a sapere che anche lui aspettava trepidante che lei cedesse al corteggiamento del Duca, per i vantaggi che ne avrebbe potuto ricavare.
A questo punto, visto che già tutti davano la cosa per assodata, Jeanne, approfittò di un’occasione del tutto plateale: accettò un palchetto riservato per lei nel teatro regio, proprio sopra il palco del Duca, facendo chiaramente intendere che avrebbe ceduto al corteggiamento.
Quel che accadde venne riferito nei dettagli al Re di Francia Louis XIV, da un ambasciatore: «il duca ha trascorso tutta la serata nel palco in compagnia della contessa di Verrua, palco per nulla illuminato e dal quale s’è spostato solo per pochi istanti, per brevi visite ad altri ospiti, solo per non mostrare così platealmente che l’unico suo interesse era quello verso la propria amante.»
Inutile dire che nessuno prestò attenzione allo spettacolo sul palcoscenico…

In seguito il duca organizzò un viaggio a Nizza e, senza remore, si portò dietro Jeanne assieme al marito Ignazio, che nel frattempo aveva iniziato a criticare aspramente la sua sposa infedele. Lui si finse malato per ostacolare il proposito del duca, ma infine fu costretto a partire ugualmente… Intanto cercava di screditare la moglie mandando notizie di lei a Parigi, forse sperando che la famiglia la redarguisse.
Inutile… Jeanne dopo pochi mesi diede alla luce una prima figlia di Vittorio Amedeo: Maria Vittoria Francesca.
Il marito ormai cieco di furia per l’umiliazione che lui stesso aveva voluto innescare, mentre si trovava in guerra assieme a Vittorio Amedeo, si macchiò di alto tradimento, mettendosi al comando di un piccolo drappello nemico.
Il duca fu piuttosto indulgente e colse semplicemente l’occasione per allontanarlo definitivamente da Torino. Jeanne venne posta tra le dame della duchessa e qui continuò la sua relazione con il duca, fatta di gelosie, litigi e poi riavvicinamenti in qualcosa che assomigliava a una vera passione da parte di entrambi. La continua altalena di sentimenti teneva l’uomo legato e Jeanne ne diventò, oltre che amante, anche consigliera politica. Nel 1694 diede al duca un altro figlio, finalmente il maschio che ancora lui non aveva avuto dal suo matrimonio legittimo…
La gelosia di lui però iniziava a limitare la relativa libertà che aveva goduto fino a quel momento, circondandosi di ciò che amava, l’arte e la cultura.
Nel frattempo arrivò anche il tanto agognato figlio legittimo del Duca e qualche ulteriore scappatella di lui e i rapporti tra loro iniziarono ad allentarsi un poco.
Jeanne, prima di essere messa da parte o perdere influenza, spedì a Parigi, con l’aiuto di mercanti e antiquari, molte delle opere d’arte che aveva collezionato negli anni e con l’aiuto di un fratello cominciò a organizzare la propria fuga.
Un giorno d’inverno uscì come al solito per andare a trovare un’amica, ma fuori dalle mura cittadine si fermò, con un pretesto, inducendo il cocchiere e la cameriera a riposarsi in una taverna. Lei riprese subito il viaggio con il fratello, vestita da uomo, varcando velocemente il confine con la Francia e raggiungendo poi Parigi, scortata da un altro fratello.
Vittorio Amedeo reagì con furia, ma dopo la rabbia iniziale pregò il Re di Francia ci prendersi cura di lei, le concesse una rendita e le fece spedire le sue ultime cose rimaste in Savoia. I due iniziarono un lungo rapporto epistolare che continuerà negli anni, trasformando quella che era stata la loro storia d’amore in un’amicizia.
La vita della Contessa di Verrua diede ispirazione a Alexandre Dumas per scrivere “La Dame de Volupté”.