Il femminicidio di Isabella de Medici e di Leonora da Toledo

(continua da qui)

Firenze nel Rinascimento era piuttosto piccola, ma molto popolata: le notizie circolavano rapidamente. Se qualcuno tramava un omicidio, soprattutto di un personaggio importante, doveva usare l’accortezza di compierlo lontano, dando la possibilità al colpevole di manipolare il corso degli eventi.

Seconda settimana di luglio 1576. Pietro de’ Medici e Leonora di Toledo intraprendono un viaggio per raggiungere la villa di Cafaggiolo a venticinque chilometri da Firenze.
La mattina dell’11 luglio, Pietro de’ Medici invia al fratello Francesco il seguente messaggio:

«Stanotte a sei hore è venuto huno acidente a mia moglie et la morte.»

Francesco il giorno successivo invia un resoconto dettagliato della morte di Leonora al loro fratello, il cardinale Ferdinando, a Roma:

«Hier notte a cinque hore sopragiunse a Donna Leonora un accidente tanto terribile che trovandosi in letto la soffocò senza che Don Pietro o altri potessino esser in tempo a soccorrerla con i remedij, il che mi ha dato non poco travaglio.»

Nessuna messa viene celebrata, nessuna cerimonia officiata per porgere l’estremo saluto alla giovane più bella di Firenze che muore a soli 23 anni.

Ritratto di Leonora da Toledo

A questo punto dobbiamo introdurre un personaggio, l’ambasciatore di Ferrara, Ercole Da Cortile, che tratteneva una fitta corrispondenza con il Duca d’Este formulata con un complesso codice che gli permetteva di informare di quanto accadeva a Firenze senza essere scoperto. In questa occasione si comporta come un medico legale dell’epoca.

Infatti, alcune settimane dopo la morte di Leonora, invia al duca di Ferrara un rapporto dettagliato delle sue scoperte: Leonora è stata strangolata con un guinzaglio per cani.

Negli stessi giorni in cui Leonora va a Cafaggiolo in compagnia di Pietro, Isabella si avvia a Cerreto Guidi, la tenuta di caccia dei Medici, insieme al marito Paolo Orsini, con le proprie dame, il nano Morgante e un amico di Paolo, cavaliere di Malta.

Paolo Orsini non è tanto geloso dell’adulterio con Troilo, quanto astioso per essere stato sempre scarsamente considerato dalla moglie, nettamente superiore a lui, per sangue e intellettualmente.

Alessandro Allori, Isabella de Medici e suo figlio Virginio, 1574.

Due giorni dopo l’arrivo a Cerreto Guidi giunge la lettera di Francesco che annuncia la morte di Leonora. Isabella, forse, inizia a temere… Forse quando Paolo licenzia tutta la servitù e alla Medici resta solo una dama e il fedele nano Morgante.

16 luglio. Isabella è convocata dal marito per un colloquio nelle sue stanze. Morgante prova a seguirla, ma il padrone lo caccia con un cenno. L’obbedienza viene prima della sensazione di pericolo che il servo sicuramente presentiva.

Nella stanza, forse, vi è nascosto il Cavaliere di Malta. Isabella muore a 34 anni, forse, strangolata; forse, proprio da quest’ultimo. Forse Paolo Orsini, confermando un’inettudine durata una vita, non ha avuto nemmeno il coraggio di mettere fine alla vita della moglie da solo.

Paolo scriverà a Francesco che la moglie è morta “lavandosi i capelli” e lui avvalorerà le sue parole davanti alla magistratura di Firenze, che non interviene.

Ma ancora una volta, quando l’ambasciatore Cortile viene a sapere della morte, non risparmia alcuna indagine per ricostruire l’accaduto, affidandosi alle informazioni che i presenti sono disposti a comunicargli. In un dispaccio, come al solito criptato, informa il duca di Ferrara di quanto ha appreso attraverso caparbie investigazioni.

Il corpo di Isabella nella bara viene esposto a Firenze. Francesco, nella volontà di non onorare la sorella, lascia che sia esibita e che se ne commenti l’aspetto orrendamente sfigurato; permette di sollevarle le vesti per far esaminare le carni putrescenti: la donna era bianchissima fino all’inguine e gonfia e nera dal seno al viso, come se il cadavere fosse stato lasciato in posizione inclinata.

Così l’ultimo sguardo che i fiorentini davano a colei che era stata gioiello della corte medicea, la faceva ricordare con orrore: la principessa, che si faceva portare barili d’acqua in casa per potersi lavare con cura, trasudava un tanfo nauseabondo.

Gli ambasciatori medicei disseminati nelle diverse corti hanno parecchio filo da torcere nel dare conto delle morti di Leonora e Isabella. L’ambasciatore a Vienna scrive a Francesco in modo piuttosto diretto che nessuno là riusciva a credere che

«una era morta di gocciola e l’altra del solito mal caduco»

Infine Francesco ammetterà davanti a Filippo II l’uccisione per parte di Piero de Medici della moglie Leonora per adulterio.

Il Granduca pagherà un forte risarcimento per la morte di Leonora, sotto forma di prestiti che raggiungono la cifra di quasi un milione di scudi nei successivi dieci anni. Regala al Re di Spagna il Cristo crocifisso in marmo bianco di Cellini, tuttora conservato al monastero di San Lorenzo dell’Escorial, il più bello dell’arte rinascimentale italiana.

Inoltre Pietro viene tenuto in ostaggio alla corte spagnola. Francesco epura gli amici servitori e collaboratori di Isabella che nei mesi successivi finiscono in carcere, vengono giustiziati, spariscono o scappano da Firenze.

Il primo della lista è naturalmente Troilo Orsini, viene ucciso da un sicario (più tardi si saprà pagato dai Medici) il 30 novembre dello stesso anno.

Per questo approfondimento abbiamo seguito le teorie di Caroline P. Murphy, studiosa di Isabella e autrice di un saggio sulla sua vita che vi invitiamo a consultare se volete saperne di più, scrive:

“Isabella che non non visse mai, né morì, come una Orsini. È stata trafitta da una «spada» degli Orsini ma la mano che reggeva l’elsa era di un Medici.”

(C. P. Murphy)

Ritratto di Isabella Medici, olio su tavola di Allessandro Allori, Museo degli Uffizi, Firenze.

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