La luce di Caravaggio

Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1597, particolare
Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1597, particolare

Poche cose risplendono nell’oscurità, una delle più belle sono le lucciole.
La restauratrice e storica dell’arte Roberta Lapucci ha condotto ricerche di tipo chimico sulle tele di Caravaggio, trovando materiali fotosensibili.

Da una ricetta di G. B. La Porta riportata sul suo libro Naturalis Magiae una polvere ottenuta dall’essicazione e distillazione delle lucciole risplende al buio. Caravaggio lo sperimenta sulle sue tele per lavorare nel buio più assoluto.
Sembra svelato il mistero di quei tocchi di bianco così belli che sono una delle caratteristiche del pittore.
Il discorso è più complesso e affascinante; ecco l’articolo che spiega la supposizione che il Merisi dipingesse addirittura immagini impresse sulle tele come in una camera ottica.
Però mi piace di più pensare all’utilizzo delle romantiche lucciole alle quali, in cambio della vita, è stato permesso di brillare per l’eternità.

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