
Promiscuità.
Come la vedreste la prospettiva di ospitare il vicino di casa a dormire nel vostro letto?
Niente di strano per la gente del Settecento, quando dormire non era affatto una questione privata: grazie al “Journal de ma vie”, diario del vetraio Ménétra, scopriamo che una coppia di amici non si fa problemi ad ospitare nel proprio letto il vicino che una sera ha perduto le chiavi di casa.
Nelle locande, poi, era la norma per i viaggiatori più parsimoniosi passare la notte in una stanza comune tra sconosciuti…
Ancora Ménétra racconta di essersi infilato a tradimento nel letto di una giovane, dopo che al mattino la madre che dormiva assieme a lei si era già alzata; poi lascia addirittura la porta aperta per un compagno “Volete approfittarne?”.
Gli va male la mattina seguente, quando ad alzarsi per prima è la figlia…
Parliamo poi del letto di casa: anche se il modello con cortine a padiglione è uno spazio delimitato che garantisce privacy rispetto al resto della stanza, il letto di per sé resta uno spazio “comune”.
Nella ricca Parigi tra il 1695 e il 1715 dormivano mediamente 1,9 persone per letto tra i domestici e 2,3 tra i salariati; nelle stanze affollate del popolo si contavano fino a 7 persone per letto. I bambini dormivano sempre in due o tre per letto, anche in famiglie relativamente agiate; molto spesso i genitori tenevano con sé i figli neonati anche con il rischio di soffocarli.
