Giovanna La Pazza, la triste fine

Avevamo lasciato Giovanna prigioniera in compagnia della sua figlia minore Catalina.
La prigionia peggiorò il suo stato mentale e fisico: si rifiutava di mangiare, rifiutava di lavarsi, soffriva di frequenti attacchi di ira. Tutto ciò dava, purtroppo, ragione a chi la considerava pazza.


Al principio del 1516 morì il padre.
Il Cardinal Cisneros assunse la reggenza attendendo che il figlio primogenito di Giovanna arrivasse in Spagna. Carlo V era infatti cresciuto alla corte delle Fiandre e naturalmente era visto dai nobili castigliani come uno straniero.
La nuova situazione non rese libera la Regina che vedeva la sua volontà repressa in tutto. Le condizioni erano così gravi che la sua dama di compagnia scrisse al Cardinale riferendo delle pene che soffriva la Regina di Castiglia. Il Cardinale accorse a Tordesillas e constatò con propri occhi l’orrore.


Destituì il governatore del palazzo e ordinò di frustare i servi. Designò il duca de Estrada per accudire la Regina, lasciandole un confessore e un medico e, cosa più importante, le concesse il permesso di andare a messa al vicino convento di Santa Clara.
Per la sovrana e sua figlia vennero cambiate le stanze, scegliendole spaziose e rivolte a sud, ordinando che venissero pulite e ordinate. Tutto ciò è scritto nei documenti: immaginate come avevano vissuto le prigioniere fino a quel giorno…
Un anno e mezzo dopo la morte del nonno Ferdinando arrivò Carlo V e, insieme a sua sorella Eleonora, andò a salutare la madre per ingraziarsi i nobili castigliani. Erano dodici anni che non si vedevano.
Governando il Regno, Carlo V distribuì responsabilità e compensi tra i gentiluomini della sua corte fiamminga cosa che naturalmente indignò i nobili castigliani che gli ricordarono che contraddiceva le raccomandazioni per il Regno della Regina Isabella e che una Regina ancora c’era. Tristemente la cosa andò a sfavore di Giovanna. Dopo una rivolta, la famosa rivolta dei “comuneros” il figlio, per tenerla lontana dai nobili, proibì che uscisse dal castello per andare a messa e impedì ogni visita.
Giovanna prostrata dagli anni di prigionia, come segno di ribellione si rifiutò di ricevere i sacramenti e seguire le pratiche religiose, ottenendo così oltre alla fama di pazza che la accusassero di eretica. Tornò alla religione solo nel 1551 dopo la visita di suo nipote Filippo che era accompagnato dal gesuita Francisco de Borja che costituì la consolazione della donna negli ultimi anni di vita.


Il Venerdì Santo de 1555, dopo 47 anni di prigionia, Giovanna morì. Forse il suo ultimo pensiero fu domandarsi perché gli uomini della sua vita, padre, sposo e figlio, si erano trasformati nei suoi carcerieri.
Molti storici hanno sostenuto che la presunta “pazzia” di Giovanna obbediva a una cospirazione politica dei suoi uomini, dato che era un ostacolo nell’esercitare un controllo assoluto sulla Castiglia. Si esagerò la sua “stravaganza” per renderla inaccettabile come sovrana. La sua condotta era invece dettata da un intento di affermarsi in un mondo che la voleva mettere da parte: prima come moglie, quando reagiva violentemente per i tradimenti del marito; poi come donna prigioniera rifiutando di essere obbediente e mansueta. Questa linea di interpretazione accomuna Giovanna di Castiglia a tutte quelle donne che nel corso della storia sono state escluse ingiustamente dal potere.

Tutta la storia: Giovanna (di Castiglia) La Pazza

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