Michelangelo Merisi da Caravaggio nacque il 29 settembre 1571. Per il suo 449° compleanno vogliamo dedicare un post alle donne, che tanta parte ebbero come motore di ispirazione per la sua arte.
Come molti sanno alcune opere di Caravaggio furono rifiutate dai committenti per l’eccessivo realismo, considerato sconveniente. Egli infatti amava dipingere soggetti reali e non idealizzati e attingeva direttamente dall’ambiente che lo circondava per i modelli da ritrarre. Quei luoghi non erano i palazzi dei suoi committenti, dove pure si intratteneva in conversazioni erudite, ma la quotidianità delle taverne e della strada in quel secolo che passò alla storia per essere uno dei più violenti. Le modelle che potevano posare per lui erano popolane, spesso quelle che avevano la peggiore reputazione, perché alle altre non era permesso dai padri o dai mariti. Molto del fascino delle tele di Caravaggio per noi, amanti del passato, sta nell’idea che non solo i volti delle nobildonne siano stati tramandati ai posteri, come d’altronde avvenuto anche per altri pittori che solevano rappresentare le proprie amanti; il più celebre esempio è stato Raffaello con la Fornarina.Però la differenza in Caravaggio sta proprio nell’estrema espressività dei volti, che interpretano le scene con una perizia recitativa e le fanno apparire più vere del reale.
La prima delle donne rese immortali da Michelangelo Merisi fu Anna o Annuccia Bianchini detta “Anna la rossa” per la sua lunghissima chioma color rame. Era figlia di una prostituta senese e prostituta a sua volta, e passò alla storia per i rapporti di polizia che la definirono bassina di statura “più presto piccola che grande e dai capelli rosci et lunghi”. Era anche risoluta e impetuosa. Un episodio da osteria la ricorda rispondere a tono alle provocazioni:«ecco qua Anna, che bel culo che ha» «forse tu hai il bel culo, che io non ci attendo»E quando alcuni prepotenti pensarono di usare la forza («volevano entrare e me volevano toccare il culo»), lei rispose aggredendoli con un coltello.I quadri che la raffigurano sono riconoscibili proprio per i capelli rossi. “Maddalena penitente” del 1597, “Riposo durante la fuga in Egitto” del 1597, “Marta e Maria Maddalena” del 1598. Ma quello che fece più scandalo fu “Morte della Vergine” del 1604.
È lei infatti la donna morta annegata, ritratta senza fronzoli con i piedi nudi e le caviglie scoperte. Annuccia aveva solo 25 anni.
La tela, commissionata per la chiesa di Santa Maria della Scala, venne rifiutata proprio per la trasgressiva interpretazione della Vergine, ma poi venne acquistata dai Gonzaga grazie alla segnalazione dell’occhio esperto di Pieter Paul Rubens.



La seconda donna passata alla storia era amica di Anna, come lei senese e prostituta per tradizione familiare: Fillide Melandroni.Viveva in via Condotti e frequentava compagnie poco raccomandabili. Nei rapporti di polizia compare per aver tentato, per gelosia, di sfigurare un’altra prostituta con una lama, picchiandola e ferendola infine soltanto alla mano. Nel rapporto compare anche Ranuccio Tomassoni, l’uomo oggetto della gelosia. Il nome è noto perché successivamente coinvolto nella lite della pallacorda, sfidato a duello e ucciso da Caravaggio stesso, poi costretto a fuggire da Roma.Fillide fu anche amante di personalità celebri, tra cui l’avvocato apostolico Giulio Strozzi. Morì a 37 anni nel 1618.
La si trova nel dipinto di “Marta e Maria Maddalena” del 1598, con l’amica Annuccia. Fillade è colei che regge lo specchio. In una raffigurazione di “Santa Caterina di Alessandria” del 1598 e nel forse più celebre di tutti “Giuditta e Oloferne” del 1599, dove Caravaggio raffigura anche se stesso.Altre due opere sono andate perdute, un “Ritratto di cortigiana” con Fillide diciassettenne e la “Natività con i santi Francesco e Lorenzo” dell’oratorio di San Lorenzo a Palermo da cui fu trafugata nel 1968 e mai ritrovata.




La terza donna che incrocia il cammino dell’artista è Domenica (Menicuccia) Salvi, non riconoscibile nelle tele, ma passata misteriosamente alla storia per essere la donna alla cui finestra il pittore “lanciava pietre”.Al contrario delle altre, sempre in bilico tra gli alti e i bassi, Menicuccia conosceva un momento di estrema celebrità, mantenuta da alcuni tra i più potenti cardinali di Roma. Era circondata dal lusso e del tutto intenzionata a mantenere la sua posizione. Per questa ragione si racconta che non diede mai troppo importanza al pittore, ma gli studiosi sono certi che anche lei venne ritratta nelle sue tele.
Tutt’altra storia per Maddalena Antognetti, così vicina al pittore da essere chiamata “la donna del Caravaggio”.Forse fu il suo grande amore e il rimpianto nella fuga da Roma dopo l’omicidio di Ranuccio Tomassoni.Maddalena, detta Lena, era anche lei prostituta e da giovanissima era stata l’amante del cardinal Montalto, il nipote di papa Sisto V. Poi una gravidanza l’aveva allontanata dagli ambienti clericali e dall’opulenza.
Per lei il pittore, una sera d’estate del 1605, aggredì il notaio Mariano Pasqualone, probabilmente frequentatore della giovane.Caravaggio la rappresenta molte volte nelle vesti della Vergine, alcune volte con quello che presumibilmente era il figlio di lei.Nel dipinto della Madonna dei Pellegrini di Sant’Agostino, un’altra tela rifiutata dai committenti, venne definita inopportuna per troppa “lascivia dalla sfacciata bellezza”. Lena Antognetti compare anche nella “Maddalena in estasi”, nella “Madonna dei Pellegrini”, nella “Madonna dei palafrenieri”. I dipinti sono tutti del periodo tra il 1604 e il 1606 in cui appunto fu molto vicina al pittore, prima che lui fuggisse in esilio.


