Giovanna Garzoni

Giovanna Garzoni, artista ascolana di nascita, ma che viaggiò in gran parte d’Europa portando in giro la propria arte.

“Non solo Artemisia” per raccontare la storia dell’arte al femminile…
E questa volta raccontiamo di Giovanna Garzoni, della quale avevamo parlato in un post qui sulla pagina nel giugno del 2019, e alla quale è stata dedicata una mostra della riapertura post-lockdown quest’anno a Firenze, Palazzo Pitti: “La grandezza dell’universo”.

Giovanna nacque nel 1600 ad Ascoli Piceno da genitori di origine veneta. Era “nipote d’arte”: i nonni materni, orafi e pittori le impartirono le prime lezioni di disegno.
Ancora adolescente lavorò a Venezia, accompagnata dal fratello Mattio, con influenze dei pittori dell’epoca. Al tempo stesso si appassionò alla pittura di precisione, alla calligrafia, alla miniatura, all’epoca settori molto in voga per le artiste donna: le sue prove sono conservate nel “Libro de’ caratteri cancellereschi corsivi” oggi conservato all’Accademia di San Luca; in particolare è di Giovanna una G “capolettera”, in prima pagina, decorata con motivi animali e vegetali.

Giovanna Garzoni – Due farfalle e un altro insetto, particolare

Molte delle sue opere successive misero ulteriormente in pratica la tecnica della miniatura, dipinti con l’ausilio di lente e pennellini di poche setole, che conferivano un’incredibile verosimiglianza al risultato finale e un’espressività davvero commovente nei ritratti.
Vicino al gusto della sua epoca era il tema della “caducitas”, rappresentato da fiori sul punti di appassire o dalla presenza di un insetto sulle nature morte. Anticipa invece il gusto settecentesco la luminosità dello sfondo, di solito molto più cupo nelle opere del ‘600.

Dimenticate Caravaggio o la Gentileschi: niente emozioni violente per la pittura di Giovanna Garzoni, ma un’aderenza alla realtà quasi “fotografica” che la rende ugualmente commovente.
Fu però amica di Artemisia, con cui condivise viaggi ed esperienze e che costituì per lei un modello a cui ispirarsi.

Per spiegare il suo rigore quasi scientifico bisogna dire che nella sua cerchia di conoscenze c’era un amico di Galileo Galilei, Cassiano Dal Pozzo, intellettuale, collezionista e cultore di scienza, con il quale ebbe un’ampia corrispondenza epistolare da Napoli nel 1630-’31, e che probabilmente la introdusse al Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici e ai duchi di Savoia.

Giovanna Garzoni – Ritratto del principe etiope Zaga Christ, ospite alla corte Sabauda

Nel 1632 si trova in Savoia, alla corte di Vittorio Amedeo I per il quale produsse un’ampia galleria di ritratti della famiglia ducale su pergamena. Alla morte del Duca viaggiò all’estero, verso il nord Europa, poi rientrò brevemente a Roma e infine si spostò a Firenze, producendo nature morte che il Granduca donava alla moglie Vittoria della Rovere.Una conoscenza che approfondì alla corte dei Medici fu quella di Jacopo Ligozzi, pittore specializzato in illustrazioni naturalistiche, sia botaniche che zoologiche, dalla qualità che diremmo oggi “fotografica”, conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Da questa ispirazione la Garzoni elabora una pittura che rasenta il disegno scientifico, dopo aver di certo studiato l’attività dei grandi maestri Leonardo e Dürer.

Anche Giovanna Garzoni, come diverse artiste della sua epoca, venne ammessa all’Accademia di San Luca, che scopriamo una volta di più essere aperta all’arte femminile più di certi critici otto e novecenteschi che hanno fatto sparire le donne dai libri di storia dell’arte!

All’Accademia Giovanna lasciò un gran numero delle sue opere.

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