Nel 1622, Louis XIII, in guerra con i protestanti, distaccò 50 uomini dalla compagnia di cavalleggeri alla sua guardia per formare un’unità indipendente. Sebbene fossero di cavalleria, erano armati con un’arma pesante utilizzabile solo a piedi con l’ausilio di un cavalletto, il “moschetto” che darà il nome all’unità. Questi uomini indossavano una casacca blu ornata da una croce e il giglio di Francia, segno di appartenenza alla “Casa del Re” e che causerà il panico tra i nemici al riconoscerla.
La compagnia dei moschettieri costituirà infatti una vera e propria truppa d’assalto. Durante l’assedio di una città fortificata, dopo averla minata e impiegato l’artiglieria per creare una breccia tra le mura, erano i moschettieri i primi a precipitarsi dentro con la spada in pugno. Avevano fama di essere temerari: famoso è l’assedio di Mons nel 1691, sotto il comando di Louis XIV, dove un distaccamento di moschettieri subì pesantissime perdite a causa della loro incoscienza.

Il comandante dei moschettieri era per definizione il Re, che delegava però le sue funzioni a un “capitano-luogotenente”.
Nel nostro romanzo gioca questo ruolo Jean de Peyrer Conte di Troisville che occupò nella realtà quell’incarico dal 1634 al 1646.

Era il capitano stesso che reclutava ragazzi giovanissimi, tra i 15 e 16 anni nella sua famiglia o quella dei suoi amici. Dovevano essere di nascita nobile e di provata lealtà.
Athos infatti era un cugino “alla moda della Bretagna” del capitano, ovvero era figlio di un cugino di uno dei suoi genitori.
Porthos viene raccomandato a de Peyrer da un suo cognato.
Henri d’Aramitz o Aramits era uno dei suoi cugini.
Charles Ogier de Batz e Castelmore era originario della Guascogna come de Peyrer ed entrò nel 1633 all’età di 21 anni nella compagnia. Fu Louis XIII a dargli il “nom de guerre” di D’Artagnan, suggerendogli di utilizzare il nome di famiglia della madre.
Le compagnie divennero due sotto Louis XIV. I moschettieri neri e i moschettieri grigi, che si differenziavano per il colore della sottosella dei loro cavalli.
Nel 1659, per ordine del Re Sole, i moschettieri divennero i primi soldati dell’esercito reale a beneficiare di una caserma a Parigi e questo aumentò il loro prestigio tra la popolazione. Prima ogni casa borghese doveva dare ospitalità a due guardie reali e spesso questi avevano una pessima reputazione a causa dei loro abusi di potere.

In mancanza di una vera e propria scuola per ufficiali, le compagnie offrivano ai cadetti addestramento militare e li introducevano alla disciplina e all’asprezza del combattimento. I giovani moschettieri imparavano a obbedire e comandare. Si esercitavano nell’equitazione, la scherma e la danza e talvolta ricevevano una formazione in lettere e matematica.
Se sopravvivevano alle pericolose missioni di guerra della loro unità, i migliori potevano rivendicare il comando nell’esercito reale.
Per non privare l’esercito dei suoi futuri ufficiali, i moschettieri furono rilevati, nel 1676, dalla prima linea di battaglia dai granatieri a cavallo della Casa del Re. Nel XVIII secolo quindi le loro missioni consistevano principalmente in un servizio di guardia e prestigio accanto al sovrano.

Nel 1775, come misura di risparmio economico, Louis XVI abolì le compagnie di moschettieri (e presto gli tagliarono la testa…). Ristabiliti brevemente da Louis XVIII dopo la caduta del Primo Impero, scomparvero definitivamente nel 1816. Infine, senza saperlo, Alexandre Dumas incontrerà uno degli ultimi moschettieri nel 1824: il pittore Théodore Géricault, che nel 1814 e aveva accompagnato Louis XVIII a Béthune all’inizio dei Cento giorni.

L’unico moschettiere di cui abbiamo documenti, seppur scarsi, è D’Artagnan. Licenziato come gli altri nel 1646, entrò al servizio del cardinale Mazzarino. Fedele al Re e al cardinale durante la Fronda, gli furono successivamente affidate delicate missioni e incarichi civili da Louis XIV che non potè mai scordare l’uomo che lo aveva salvato durante l’attacco al palazzo reale e la fuga da Parigi quando aveva appena dieci anni.

Capitano-luogotenente della prima compagnia di moschettieri nel 1667, morì durante l’assedio di Maastricht nel 1673 dove si crede sia interrato il suo corpo. Luigi XIV scrisse di lui alla Regina:
“Ho perso D’Artagnan nel quale avevo piena fiducia ed era buono a tutto”.